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Luigi Franco Malizia: Nel Segno del Colore (2022)

Francesco Carracchia: Le suggestioni della Settimana Santa (2021)

Nato a Tulln an der Donau, Austria, nel 1890 e morto a Vienna a soli 28 anni nel 1918, Egon Schiele fu un pittore e incisore austriaco. Pupillo di Gustav Klimt, Schiele è stato uno dei maggiori artisti figurativi del primo Novecento, nonché esponente assoluto del primo espressionismo viennese. La vita di Egon Schiele è circondata da un'aura mistica: talento precoce, nonostante la breve vita, il suo corpus di opere è impressionante: circa 340 dipinti e 2800 tra acquerelli e disegni.
Il suo lavoro è noto per l'intensità espressiva, l'introspezione psicologica e la comunicazione del disagio interiore attraverso i suoi numerosi ritratti. I suoi soggetti sono spesso uomini e donne che posano nudi, simbolo del suo complesso rapporto con il sesso femminile; corpi contorti, figure spesso non completate nella loro interezza; ritratti e molti autoritratti. Nel suo corredo creativo si trovano inoltre alcune poesie e sperimentazioni fotografiche. Il suo particolare stile lo colloca tra i pittori del movimento Espressionista, in particolare nel movimento di Secessione viennese nato agli inizi del XX secolo.
In questa selezione di portfolio Francesco Carracchia, nella sua personale interpretazione del tema della passione e morte del Redentore, prende spunto da un'opera di Schiele tratta da "Kalvarienberg" (1912) ed una celeberrima di Grunewald, "Crocifissione" (dettaglio del volto), per sviluppare una breve ma molto intensa visione del dolore e della sofferenza umana trasfigurata dal sacrificio sulla croce e conclusa, nell'arco di poche immagini, nella speranza della luce della resurrezione e della pace. Senza mai dimenticare le suggestioni della sua Sicilia. L'immagine "I riti della settimana santa ad Enna" possiede una potenza compositiva che esprime tutta l'angoscia dell'Uomo di fronte alla sofferenza ed alla morte.

Maurizio Iazeolla

In quest’ultimo anno abbiamo  affrontato  difficoltà e fatiche ,  oltre che medici abbiamo cercato di essere uomini che danno una mano,  che sanno ascoltare e  dire una parola di conforto. Persone con persone. Abbiamo , ognuno secondo la propria sensibilità, cercato di essere prossimi. Alcuni di noi per questo si sono ammalati e sono morti. La Pasqua che si celebra è un immenso atto d’amore di nostro Signore, facendosi uomo e venendo ad abitare tra noi ci dona speranza e vita.  La croce non è l’atto finale ma il segno che Lui conosce  i nostri affanni, le nostre fatiche  le nostre debolezze. È il segno tangibile di un amore che ogni giorno e in ogni momento riversa sugli uomini ,ma allo stesso tempo è il segno che attraverso Lui possiamo avere una vita piena e vera. Attraverso la Risurrezione possiamo essere liberi, Un  grande Vescovo ora Beato, don Tonino Bello diceva “come vorrei che il mio augurio, invece che giungervi con le formule consumate del vocabolario di circostanza, vi arrivasse con una stretta di mano, con uno sguardo profondo, con un sorriso senza parole! Come vorrei togliervi dall’anima, quasi dall’imboccatura di un sepolcro, il macigno che ostruisce la vostra libertà, che non dà spiragli alla vostra letizia, che blocca la vostra pace! Posso dirvi però una parola. Sillabandola con lentezza per farvi capire di quanto amore intendo caricarla: “coraggio”! La Risurrezione di Gesù Cristo, nostro indistruttibile amore, è il paradigma dei nostri destini. La Risurrezione. Non la distruzione. Non la catastrofe”.

Giancarlo Gasparini

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